Pagina 23 giovedì 8 novembre 2001,
"Coop uguale Confindustria"
Al supermarket rosso
cade il tabù dello sciopero
Modena, la Cgil in corteo dentro il "Grandemilia"
dal nostro inviato
MICHELE SMARGIASSI
MODENA - La grande famiglia della sinistra s'incrina al banco dei formaggi, vacilla tra gli scaffali degli yogurt e crolla al reparto verdure. «Vergognavergogna, contrattocontratto»: è un corteo sindacale come tanti, con cartelli e slogan. La stranezza è vederlo sfilare fra le corsie di un supermercato, tra surgelati e merendine. Ma la stranezza ancora più strana è che questo è un ipermercato della Coop (il Grandemilia di Modena, uno dei più grandi d'Italia), e il corteo è organizzato dalla Cgil, e solo dalla Cgil. Ricordate le «cinghie di trasmissione»? Strappate nel pomeriggio del 7 novembre, anniversario di una rivoluzione dimenticata, quando duecento dipendenti invadono il «loro» supermercato, in bocca i fischietti e un senso di amaro. Ricordate gli «elementi di socialismo»? Cancellati da una scritta rossa su una maglietta bianca: «Coop=Confindustria». «Lei non sa quanto mi è costato indossarla»: Giovanni Pavani, macellaio Coop a Migliarina, ha la faccia di uno che nell'Idea ci ha creduto. Infatti: «Trent'anni fa lavoravo da un privato, andai in cooperativa a prendere la metà dei soldi perché mi sentivo in casa mia». E oggi? «Oggi, se vai alla trattativa per l'integrativo ti trovi davanti dei giovanotti che hanno fatto la Bocconi e ti trattano peggio dei padroni». Forse hanno ancora in tasca la stessa tessera di partito, i bocconiani e i lavoratori. Ma non si riconoscono più.
L'oggetto materiale del contendere si può riassumere così: Coop Estense (base a Modena e Ferrara) ha deciso di assorbire i quattro ipermercati pugliesi che già da anni controlla; ma i dipendenti emiliani e quelli pugliesi hanno due contratti diversi, i primi godono di un premio aziendale di tre milioni l'anno che i secondi non hanno. La proposta dell'azienda è livellare al ribasso: i nuovi assunti, in Emilia come in Puglia, non avranno il premio. La Cgil ribatte: livelliamo al rialzo, il premio resta e i pugliesi, gradualmente, arrivano anche loro a prendere i tre milioni. Trattative rotte, contratto bloccato da due anni.
Materia sindacale un po' arida. La materia emotiva e politica è invece scottante. «I dirigenti di Coop Estense a sinistra hanno solo il portafoglio»: questo cartello l'ha pensato Cristiano Ariotti, 29 anni: «E io che avevo scelto la Coop perché era la Coop», non è una tautologia, è la storia di una delusione. «La Coop sei tuuuuu...», qualcuno ha alzato il volume della musica in sottofondo, ma non serve: gli slogan e i fischi sovrastano ugualmente il brusìo di un banale pomeriggio consumista. I carrelli si fermano, i clienti osservano sbigottiti, col barattolo di pomodoro sospeso a mezz'aria, il corteo inedito e profanatore. «Non si sciopera in cooperativa», borbotta un anziano socio. «Hanno ragione, non sono lavoratori come gli altri?», lo rimbrotta una cliente. «La Coop sono loro», fa il controcanto Cinzia Patracchini, addetta ai latticini, «anch'io mi sentivo Coop vent'anni fa, poi qualcosa è cambiato».
Cosa? «Coi dirigenti cooperativi abbiamo sempre litigato», cerca una spiegazione Luigi Coppini, della FilcamsCgil nazionale, venuto a benedire lo strappo clamoroso, «ricordo a Firenze, una vertenza durissima sul lavoro domenicale... Poi il Pci ci convocava tutti in federazione e alla fine una soluzione si trovava». Ma il Pci non c'è più, e i Ds non sono certo una camera di compensazione. Semmai un campo di battaglia. Nei congressi della Quercia i sindacalisti accusano: compagni, troppa freddezza verso i diritti dei lavoratori. A sinistra il clima è questo: lo strappo di Modena forse è solo la spia di qualcosa di più grande. «Ultime notizie!», Luca, commesso a Soliera si finge strillone, «socio scippato della sua Coop da dirigente in Volvo!». Non è l'unico ad avere fantasia: «Il sangue lo doniamo all'Avis, non alla Coop», «Non siamo in offerta speciale», dicono magliette e cartelli indossati alla uomosandwich, idea geniale per aggirare il divieto a manifestare in luogo privato: «Io mi vesto come mi pare, mi metto al collo quel che mi pare e parlo a voce alta quanto mi pare», ride una cassiera, felice come una bimba che fa i dispetti.
Il corteo è in marcia da un'ora, su e giù tra le corsie. «Bene adesso usciamo», esorta il sindacalista Giordano Fiorani, un po' sulle spine. «No, un altro giro», protestano i più giovani. Se la giornata è storica, tanto vale godersela. «Passiamo davanti a McDonald's!», grida una ragazza. Che c'entra? «Anche loro non scherzano coi loro dipendenti». L'equazione Coop=Confindustria è già diventata Coop=McDonald's. Corre forte la globalizzazione, al centro commerciale Grandemilia.